la villa
Villa Revedin, Rinaldi, Bolasco Piccinelli
Un gioiello ottocentesco nel cuore di Castelfranco.
La Villa, visibile già percorrendo Borgo Treviso, fu eretta tra il 1852 e il 1865 per volere del conte Francesco Revedin, che affidò la progettazione al celebre architetto veneziano Giambattista Meduna, autore dei disegni per il Teatro La Fenice di Venezia.
Gli edifici del complesso si sviluppano attorno a due corti, suddivisi tra parte padronale e adiacenze agricole e facilmente distinguibili per la scelta due linguaggi formali molto diversi tra loro, in cui alle tinte lievi e alle decorazioni misurate della Villa si affianca un decoro a losanghe che distingue nettamente il corpo a sud-ovest.
Gli interni della Villa
Dalla Sala delle feste alla splendida scuderia, simbolo del gusto e delle passioni del conte Francesco.
Uno degli esempi più significativi
di decorazione a fresco
nelle ville venete dell’Ottocento
Gli spazi della Villa ruotano attorno ai suoi ambienti più prestigiosi: la Sala delle feste, uno degli esempi più significativi di decorazione a fresco nelle ville venete, lo scalone monumentale che porta al piano superiore e che porta la firma di Meduna, e la Scuderia, che nell’attenzione ai dettagli e nell’uso di materiali di pregio riflette la grande passione del conte Francesco per i cavalli.
La Sala delle feste
Una rappresentazione della società ottocentesca negli affreschi della sala destinata al ballo.
Gli affreschi
Gli affreschi della sala seguono un sistema di corrispondenze che lega la parete est alla parete ovest. Se la prima, infatti, guarda al giardino attraverso le tante porte e finestre, la seconda riproduce attraverso la finzione pittorica una serie di riquadri e tendaggi illusionistici oltre i quali si riconosce un paesaggio notturno.
I personaggi presenti negli affreschi sono ritratti con un uso centrale del colore e raffigurano soggetti tipici dell’epoca: dalla vecchia dama seduta alle amiche in maschera, colte nell’atto di chiacchierare.
Il piano superiore della sala invece è decorato con una serie di finestre illusionistiche, nei toni del nocciola, impreziosite da motivi rococò e con al centro un mazzo di fiori che richiama quelli del giardino.
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Giacomo Casa
Giacomo Casa, autore degli affreschi della Sala delle feste, nacque a Conegliano nel 1827. Attivo al fianco di Meduna e Jappelli, alcune delle sue opere sono ospitate al Museo Civico di Padova e al Museo di Bassano.
Portano la sua firma gli affreschi della volta del Teatro Verdi, a Padova, quelli delle chiese di San Moisè e di Santa Maria Formosa a Venezia e la decorazione delle sale Apollinee della Fenice.
Bourdignon lo definisce “artista rapido, inventore fantasioso, dotato di spiccata personalità” e racconta la sua implicazione nei moti del 1848 per la libertà di Venezia che gli costò una fuga a Bassano per sfuggire all’arresto. Vissuto poi a Padova, Napoli, Pompei, Parigi e Londra, si stabilì a Roma, dove morì nel 1887.
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La Sala delle feste di Villa Bolasco è uno degli esempi più significativi di decorazione a fresco nelle ville venete dell’Ottocento. Le prime notizie che la riguardano si trovano nei racconti della gran festa da ballo con cui fu inaugurata la Villa nel 1865. Gli affreschi portano la firma di Giacomo Casa, chiamato a Castelfranco molto probabilmente da Giambattista Meduna.
Rivisitando gli insegnamenti del Veronese e del Tiepolo, Giacomo Casa dipinge sopra il basamento del pavimento una serie di riquadri con tendaggi illusionistici sullo sfondo. In queste scenografiche quinte appaiono dame in abiti ottocenteschi e cavalieri in fogge settecentesche. La Sala risulta così una viva rappresentazione della società del tempo.
Lo scalone monumentale
Giochi di luci e d’ombre nell’archittettura dello scalone.
“essendo cosa importante
e dispendiosa che esige
maturi riflessi per evitare
tardi pentimenti..
la scala inoltre può anch’essere
l’ultima parte del fabbricato”
Lo scalone monumentale fu ultimo tra gli elementi architettonici ad essere portato a termine dal Meduna, nell’ottobre del 1855. Il disegno architettonico, grazie ai giochi di luce, alla decorazione parietale in finto-marmo, e agli scalini ampi e finemente decorati da intrecci floreali, rispecchia alcuni elementi dello stile romantico. Protagonista assoluta è infatti la luce, che entra dalle finestre del piano superiore creando giochi d’ombra che dialogano illusionisticamente con le pitture.
Le nicchie e le semi-colonne che accompagnano la salita, decorate, con gli stessi colori pastello che ritroviamo nelle sale interne della Villa, conferiscono alla struttura leggerezza e ariosità. Completa l’opera il soffitto impreziosito da una raffinata decorazione a ventaglio, soluzione simile a quella che il Meduna aveva già utilizzato nel progetto di ricostruzione del Teatro La Fenice di Venezia, che conferisce allo scalone un ulteriore tocco di eleganza.
La scuderia
La grande passione del Conte Francesco.
L’attenzione ai dettagli e l’uso di materiali pregiati fanno della scuderia uno degli ambienti più belli che si possono ammirare all’interno del complesso monumentale. Collocata nel primo cortile interno della Villa, è caratterizzata da elementi funzionali che diventano elementi decorativi. In ogni stallo la greppia per il foraggio è in ferro battuto, l’abbeveratoio è realizzato in marmo rosso di Verona e anche le spondine laterali terminano
in ricercate decorazioni in ferro battuto. Sulla cima di ogni stallo è presente inoltre una targa in pietra bianca con una elegante iscrizione del nome di ogni cavallo.
Una volta dismessa, la scuderia venne utilizzata come sala per grandi banchetti, come ad esempio in occasione dei festeggiamenti delle nozze d’oro dei coniugi Rino e Renata Bolasco Piccinelli nell’ottobre del 1963. Ogni stallo, in questa occasione speciale, venne decorato con fiori e piante.